Siamo tutti PRIDE
"Hai sentito gli altri?" chiede Luca ad Andrea.
"Si, ci aspettano domani in spiaggia. Sanno già che ci alzeremo tardi e saremo costretti a raggiungerli." Sorride Andrea.
"Ti alzerai tardi, vorrai dire."
"E' colpa tua, mi fai andare sempre a dormire tardi."
"Ah quindi non parliamo più di colpa"
"Parliamo di colpa quando gli altri sono costretti ad aspettarci ed io devo puntare il dito contro qualcuno"
"Che scemo"
Luca si guadagna, così, un bacio sulla guancia.
"Ma guardate che carini."
Luca e Andrea si pietrificano sul posto sentendo una voce estranea.
Luca prende Andrea per la manica della maglietta.
"Non ti fermare, continua a camminare" gli sussurra.
Andrea riprende a camminare sperando che sia finita lì.
"Froci e anche sordi"
Speranza vana a quanto pare.
Andrea stringe i denti e i pugni.
Non è una persona che lascia correre certe cose ma fa un respiro e prosegue. Non vuole mettere Luca in pericolo. Non lo farebbe mai.
I ragazzi tendono le orecchie, per cercare di capire se qualcuno li stia seguendo perché, in queste situazioni, è meglio non guardare in faccia chi sta cercando di provocarti, per non dargli importanza.
Ad un certo punto però, qualcuno gli si para davanti. Mette le mani sul petto di Luca e lo spinge.
La pazienza di Andrea è arrivata al limite.
Spinge Luca dietro di se per fargli da scudo e affronta il pericolo.
"Qual è il tuo problema?" Si fissano negli occhi. I loro visi a pochi centimetri.
"Siete voi il mio problema. I finocchi come voi, che credono di poter andarsene in giro a baciarsi, come se niente fosse."
"E perché dovrebbe interessarti se noi ci baciamo? Vuoi un bacetto anche tu?"
"Andre" Luca gli da un colpo per attirare la sua attenzione.
Andrea gira la testa e vede che gli altri li avevano accerchiati. Non c'era via di uscita.
Uno degli altri spinge Luca che cade a terra battendo la testa sul selciato.
"Ma che cazzo volete da noi? Trogloditi"
"Non vi dovete far vedere in giro mentre fate le cose da froci. Ecco cosa vogliamo."
L'uomo colpisce Andrea con un pugno in piena faccia che lo fa cadere per terra, accanto a Luca.
Cominciano a prenderli a calci, ovunque.
All'addome, alla testa, in faccia.
Ovunque.
Andrea riesce a gettare un'occhiata a Luca e vede che è praticamente inerme, non si copre più nemmeno dai colpi.
Andrea sa che, se gli andrà bene finiranno in ospedale e se gli andrà male...
"Hei ragazzi, state facendo festa, vedo?"
Un gruppo di ragazzi in moto ferma, momentaneamente, il pestaggio.
Bene, arrivano più botte. Perfetto. Pensa Andrea.
"Volete unirvi a noi?" Risponde con un ghigno l'uomo che ha iniziato tutto.
"Dipende. Che è successo?"
Il motociclista scende dalla moto, mette il cavalletto e si toglie il casco.
Capelli corti, barba folta. Una montagna di muscoli.
Gli altri ragazzi al suo seguito, sembrano essere esattamente come lui.
Siamo morti. Non può fare a meno di pensare Andrea.
Intanto Luca non si muove e Andrea spera solo di poterlo portare in ospedale.
"Questi due finocchi si stavano baciando in pubblico. Cose da pazzi."
Il motociclista fa un sorrisetto e si avvicina. I ragazzi dietro di lui scendono dalle moto e tolgono i caschi. Come aveva fatto lui poco prima.
"Ah capisco. Quindi, in 5, state picchiando due ragazzi, solo perché si sono baciati. Wow, siete veri uomini."
Il ghigno scompare immediatamente dal volto dell'aggressore, mentre si accende un barlume di speranza nel cuore di Andrea.
"Siete froci anche voi per caso?"
"Mmm.. tua madre non ti ha insegnato l'educazione, a quanto pare. Adesso rimediamo, però"
Il motociclista si avvicina all'aggressore. I loro corpi sono a pochi centimetri ma, il motociclista, è di parecchio di più alto.
Ormai tutto il divertimento è sparito dal volte dell'uomo che, fino a poco prima, faceva lo spavaldo.
"Tirate su i ragazzi e, se ce n'è bisogno, chiamate un'ambulanza. Qui ci penso io."
I motociclisti controllano immediatamente le condizioni di Andrea e Luca.
Andrea è ammaccato ma cosciente, mentre Luca non si muove.
Uno dei ragazzi prende il cellulare e fa una telefonata.
Due dei motociclisti tengono d'occhio il resto degli aggressori. Che comunque, non sembrano intenzionati a muovere un muscolo.
Sempre coraggiosi gli omofobi.
"E voi chi cazzo siete? I giustizieri? Tornatevene a casa e fatevi i cazzi vostri." L'aggressore prova la carta della spavalderia ma trasuda paura da ogni poro.
Il motociclista sorride.
"Questi sono cazzi miei e di tutti quelli che non sopportano le teste di cazzo come voi. Tornatevene nelle fogne da dove siete usciti e se vi ribecco a rompere il cazzo alla gente, perché siete degli omofobi del cazzo, vi faccio rimpiangere di essere nati."
"Ma chi cazzo credi di essere"
L'aggressore spinge il motociclista che non si muove di un millimetro. Un sorriso sul volto degli altri motociclisti.
"Pessima scelta, sfigato."
Il motociclista tira indietro il braccio ed un pugno fortissimo colpisce l'aggressore in faccia. Facendolo cadere all'indietro.
Il motociclista si gira, rivolgendosi al resto degli aggressori che fanno, istintivamente, un passo indietro. Intimoriti.
"Prendete il vostro amico e sparite. Non vi vogliamo più vedere in giro."
Loro rimangono per un attimo pietrificati. Poi trascinano via il loro amico e spariscono dalla vista.
"Come sta Luca?"
"E' incosciente ma respira. Dovrebbe stare bene. L'ambulanza arriverà tra poco."
"Ragazzi, non so come ringraziarvi. Ci avete salvato la vita."
"Non ringraziarci. Abbiamo solo fatto il nostro dovere."
"La maggior parte della gente si sarebbe girata dall'altra parte."
"Allora menomale che non siamo come la maggior parte della gente."
"Già" Andrea gli sorride.
"Io sono Andrea e lui è Luca."
"Io sono Valerio. Verremo a trovarvi in ospedale, per assicurarci che vada tutto bene."
"Non credevo che gli angeli custodi guidassero una Harley."
"Le vie degli angeli custodi sono infinite."
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti."
MARTIN LUTHER KING
Dal 1969, giugno è il mese internazionale del Gay Pride, manifestazione nata per celebrare la cultura e i diritti della comunità omosessuale e LGBT.
"Si, ci aspettano domani in spiaggia. Sanno già che ci alzeremo tardi e saremo costretti a raggiungerli." Sorride Andrea.
"Ti alzerai tardi, vorrai dire."
"E' colpa tua, mi fai andare sempre a dormire tardi."
"Ah quindi non parliamo più di colpa"
"Parliamo di colpa quando gli altri sono costretti ad aspettarci ed io devo puntare il dito contro qualcuno"
"Che scemo"
Luca si guadagna, così, un bacio sulla guancia.
"Ma guardate che carini."
Luca e Andrea si pietrificano sul posto sentendo una voce estranea.
Luca prende Andrea per la manica della maglietta.
"Non ti fermare, continua a camminare" gli sussurra.
Andrea riprende a camminare sperando che sia finita lì.
"Froci e anche sordi"
Speranza vana a quanto pare.
Andrea stringe i denti e i pugni.
Non è una persona che lascia correre certe cose ma fa un respiro e prosegue. Non vuole mettere Luca in pericolo. Non lo farebbe mai.
I ragazzi tendono le orecchie, per cercare di capire se qualcuno li stia seguendo perché, in queste situazioni, è meglio non guardare in faccia chi sta cercando di provocarti, per non dargli importanza.
Ad un certo punto però, qualcuno gli si para davanti. Mette le mani sul petto di Luca e lo spinge.
La pazienza di Andrea è arrivata al limite.
Spinge Luca dietro di se per fargli da scudo e affronta il pericolo.
"Qual è il tuo problema?" Si fissano negli occhi. I loro visi a pochi centimetri.
"Siete voi il mio problema. I finocchi come voi, che credono di poter andarsene in giro a baciarsi, come se niente fosse."
"E perché dovrebbe interessarti se noi ci baciamo? Vuoi un bacetto anche tu?"
"Andre" Luca gli da un colpo per attirare la sua attenzione.
Andrea gira la testa e vede che gli altri li avevano accerchiati. Non c'era via di uscita.
Uno degli altri spinge Luca che cade a terra battendo la testa sul selciato.
"Ma che cazzo volete da noi? Trogloditi"
"Non vi dovete far vedere in giro mentre fate le cose da froci. Ecco cosa vogliamo."
L'uomo colpisce Andrea con un pugno in piena faccia che lo fa cadere per terra, accanto a Luca.
Cominciano a prenderli a calci, ovunque.
All'addome, alla testa, in faccia.
Ovunque.
Andrea riesce a gettare un'occhiata a Luca e vede che è praticamente inerme, non si copre più nemmeno dai colpi.
Andrea sa che, se gli andrà bene finiranno in ospedale e se gli andrà male...
"Hei ragazzi, state facendo festa, vedo?"
Un gruppo di ragazzi in moto ferma, momentaneamente, il pestaggio.
Bene, arrivano più botte. Perfetto. Pensa Andrea.
"Volete unirvi a noi?" Risponde con un ghigno l'uomo che ha iniziato tutto.
"Dipende. Che è successo?"
Il motociclista scende dalla moto, mette il cavalletto e si toglie il casco.
Capelli corti, barba folta. Una montagna di muscoli.
Gli altri ragazzi al suo seguito, sembrano essere esattamente come lui.
Siamo morti. Non può fare a meno di pensare Andrea.
Intanto Luca non si muove e Andrea spera solo di poterlo portare in ospedale.
"Questi due finocchi si stavano baciando in pubblico. Cose da pazzi."
Il motociclista fa un sorrisetto e si avvicina. I ragazzi dietro di lui scendono dalle moto e tolgono i caschi. Come aveva fatto lui poco prima.
"Ah capisco. Quindi, in 5, state picchiando due ragazzi, solo perché si sono baciati. Wow, siete veri uomini."
Il ghigno scompare immediatamente dal volto dell'aggressore, mentre si accende un barlume di speranza nel cuore di Andrea.
"Siete froci anche voi per caso?"
"Mmm.. tua madre non ti ha insegnato l'educazione, a quanto pare. Adesso rimediamo, però"
Il motociclista si avvicina all'aggressore. I loro corpi sono a pochi centimetri ma, il motociclista, è di parecchio di più alto.
Ormai tutto il divertimento è sparito dal volte dell'uomo che, fino a poco prima, faceva lo spavaldo.
"Tirate su i ragazzi e, se ce n'è bisogno, chiamate un'ambulanza. Qui ci penso io."
I motociclisti controllano immediatamente le condizioni di Andrea e Luca.
Andrea è ammaccato ma cosciente, mentre Luca non si muove.
Uno dei ragazzi prende il cellulare e fa una telefonata.
Due dei motociclisti tengono d'occhio il resto degli aggressori. Che comunque, non sembrano intenzionati a muovere un muscolo.
Sempre coraggiosi gli omofobi.
"E voi chi cazzo siete? I giustizieri? Tornatevene a casa e fatevi i cazzi vostri." L'aggressore prova la carta della spavalderia ma trasuda paura da ogni poro.
Il motociclista sorride.
"Questi sono cazzi miei e di tutti quelli che non sopportano le teste di cazzo come voi. Tornatevene nelle fogne da dove siete usciti e se vi ribecco a rompere il cazzo alla gente, perché siete degli omofobi del cazzo, vi faccio rimpiangere di essere nati."
"Ma chi cazzo credi di essere"
L'aggressore spinge il motociclista che non si muove di un millimetro. Un sorriso sul volto degli altri motociclisti.
"Pessima scelta, sfigato."
Il motociclista tira indietro il braccio ed un pugno fortissimo colpisce l'aggressore in faccia. Facendolo cadere all'indietro.
Il motociclista si gira, rivolgendosi al resto degli aggressori che fanno, istintivamente, un passo indietro. Intimoriti.
"Prendete il vostro amico e sparite. Non vi vogliamo più vedere in giro."
Loro rimangono per un attimo pietrificati. Poi trascinano via il loro amico e spariscono dalla vista.
"Come sta Luca?"
"E' incosciente ma respira. Dovrebbe stare bene. L'ambulanza arriverà tra poco."
"Ragazzi, non so come ringraziarvi. Ci avete salvato la vita."
"Non ringraziarci. Abbiamo solo fatto il nostro dovere."
"La maggior parte della gente si sarebbe girata dall'altra parte."
"Allora menomale che non siamo come la maggior parte della gente."
"Già" Andrea gli sorride.
"Io sono Andrea e lui è Luca."
"Io sono Valerio. Verremo a trovarvi in ospedale, per assicurarci che vada tutto bene."
"Non credevo che gli angeli custodi guidassero una Harley."
"Le vie degli angeli custodi sono infinite."
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti."
MARTIN LUTHER KING
Dal 1969, giugno è il mese internazionale del Gay Pride, manifestazione nata per celebrare la cultura e i diritti della comunità omosessuale e LGBT.
Commenti
Posta un commento